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Tra tecnologia e tradizione: l’acumetria con diapason non passa mai di moda

  • Immagine del redattore: Dott. Matteo Di Bari
    Dott. Matteo Di Bari
  • 1 mag
  • Tempo di lettura: 2 min

Diversi pazienti, quando dal taschino estraggo il diapason, la classica forchettina metallica, si guardano intorno per cercare di capire se ci sia uno strumento musicale da accordare nello studio. In realtà permette di eseguire test semplici ma preziosi, che permette in pochi secondi di distinguere se la perdita uditiva ha origine nell’orecchio esterno/medio o nell’orecchio interno/nervo acustico. Quando si parla di esami dell’udito, spesso si pensa subito all’audiometria computerizzata. In realtà, anche strumenti più tradizionali come il diapason mantengono ancora oggi un ruolo importante nella valutazione clinica.

L’acumetria è l’insieme delle prove audiologiche eseguite con il diapason. Nonostante la sua apparente semplicità, consente al medico di ottenere informazioni preziose e immediate sul tipo di perdita uditiva. Attraverso test come le prove di Weber e Rinne, è possibile distinguere se l’ipoacusia è legata a un problema di trasmissione del suono nell’orecchio esterno o medio (ipoacusia trasmissiva) oppure a un danno della coclea o del nervo acustico (ipoacusia neurosensoriale).

Un altro vantaggio è la rapidità: in pochi secondi, senza apparecchiature ingombranti, l’acumetria può orientare la diagnosi, soprattutto nelle urgenze o nelle prime valutazioni ambulatoriali. Per esempio, in caso di improvvisa perdita uditiva, il diapason permette subito di indirizzare il sospetto diagnostico e impostare un percorso terapeutico tempestivo.

Sebbene non sostituisca gli esami strumentali più completi, come audiometria e impedenzometria, il diapason rimane uno strumento per me insostituibile nella pratica clinica quotidiana. La sua semplicità, unita all’esperienza, lo rende ancora oggi un alleato prezioso per una diagnosi accurata e rapida delle patologie dell’orecchio. 👉 Un piccolo strumento dal grande valore diagnostico: a ricordarci che, in medicina, tradizione e innovazione non si escludono, ma si completano.



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